Privarmi di te devasta dentro e fuori.

gen
2013
30

scritto da in Poesie

2 commenti

Privarmi di te devasta dentro e fuori.

Spiaggia desolata,mare in burrasca,com’isola deserta,cielo assai distante,uggioso,privo di qualsiasi forma di vita animale,vento ribelle,intravedo all’orizzonte montagne pressochè ormai quasi invisibili per nebbia che cela come sipario la sceneggiatura d’un film mai iniziato a girar,faro ormai assuefatto,poichè gigantesche onde violentemente s’infrangon su esso,da giorni,da settimane, da anni,da non so quanto.

Intorno son circondata da poderosi alberi alquanto spogli e invecchiati,bagnati fradici da pioggia che vien giù a dirotto senza che alcun le abbia chiesto di pianger al posto mio,le case,pur esse sono ingrigite,desolazione mai percepita,or invece,pur m’assale,con inaudita violenza,silenzio assordante di cui chiunque avrebbe timor,guardinga osservo tutto questo apocalittico scenario spaesata,denoto incredula come la città si possa essere svuotata rapidamente,non mi son accorta di nulla,ero come anestetizzata,l’orologio segna sempre la stessa ora,il tempo s’è fermato,tutto attorno a me s’è spento improvvisamente se non bruscamente.

Note melanconiche dovrò con rassegnazione senz’altro ascoltar,appigli vani,a cui doversi aggrappar per mancate forze,che,son certa,di rado seppur spesso m’abbandoneranno.

Immobile,fredda e pallida,denutrita,svuotata,l’unico sentimento trattenuto nel corpo mio è la paura,gli occhi poi,umidi e stanchi,vorrebbero potersi esprimere,ma son come bloccati da una strana e sconosciuta forza,l’anima e il cor,son da qui a poco,quasi deceduti,è una lenta sebben crudele agonia,sola pur in fin di vita come s’ avessi commesso il più brutale dei massacri,il più grave dei reati.

Tutto questo supplizio è inaccettabile, men che meno ingiustificabile,l’unica deduzione plausibile per tutto questo calvario potrebbe essere il lutto d’amore,che vaneggia,forse dagli esordi della vita mia,di preciso non so o non oso ricordar.
Percepisco il peso delle mie gambe,le cui a stento fanno fatica a trascinarsi dinanzi la specchiera d’una vetrina,d’un negozio visibilmente malconcio,la sensazione è quella che sia chiuso da tempo.
M’osservo poco a poco,con aria smarrita,impaurita per la scena dell’ immagine mia riflessa che mi si mostrerà a breve,mi scruto insistententemente,ogni mio minimo dettaglio fisico,stento a riconoscermi,sono alquanto perplessa,costei riflessa nello specchio non sono di sicuro io,con vergogna e disprezzo,mi rendo conto che ho avuto una netta,radicale trasformazione,imbruttita sto invecchiando senza che me ne accorga,l’immagine mia negativa riflessa di fronte non m’allieta,anzichè mi fa sprofondar in un malessere parecchio frustrante.

Respiro a fatica quel velo d’aria umida che solca la città,e come se non bastasse il buio sta calando,pur nei miei pensieri prigionieri.

Ancor una notte senza,senza un caldo e famigliare abbraccio,senza che vi sia un tetto sotto cui ripararsi,senza risate giovani e innocenti,senza baci rassicuranti,senza porti sicuri su cui approdar finalmente rasserenata,senza la speranza,insostituibile,a cui potersi ancorar per poter ricordar e far calare su questo riluttante panorama,or,nel presente,l’accecante luminosità di quel sole che oramai stenterei a riconoscer.

Di Lascia Pamela

2 commenti

  1. libera
  2. libera

Trackback e pingback

Non ci sono trackback e pingback dispinibili per questo articolo

Lascia una Risposta